LA VIRATA TECNICA
Premessa
La virata è quella manovra che ci permette di far passare la prua attraverso la direzione del vento. Durante la regata si vira solo in bolina stretta da un bordo all'altro. Durante una regata possiamo aspettarci una decina di virate, se le facciamo bene abbiamo la possibilità di non perdere metri e metri preziosi. Quindi è essenziale essere padroni di questa tecnica. Diverse condizioni di mare ed intensità del vento richiederanno diverse tecniche di virata. Adesso prenderemo in esame solo la virata con rollio che si effettua in genere con condizioni di vento medio leggero e con mare piatto o poco formato.
LA VIRATA CON ROLLIO IN SEQUENZA
1 - il timoniere inizia ad orzare (senza portare il timone a fine corsa e avvicinando leggermente il corpo al centro dell'imbarcazione) e poi richiama la barca sopravento. L'intensità/velocità dell'orzata dipende dalle condizioni di onda e vento.
2 - mentre la barca orza, il timoniere rimane sul lato sopravento e inizia a ruotare il busto verso prua facendo attenzione a non portare il peso a poppa.
3 - appena la barca supera la prua al vento il timoniere piega il busto verso prua richiamando il più possibile la barca sopravento e si prepara a passare la testa sotto il boma
4 - quando la vela sta per passare sulle nuove mure il timoniere inizia prima portare il piede di poppa sul lato sopravento. (Passando appoggeremo la mano con la scotta sulla cassa di deriva, portando il peso più a prua possibile) Poi si effettua il raddrizzamento dello scafo con un saltello portando il peso del corpo verso la prua della nostra imbarcazione.
(4bis) - il timoniere portando il peso sopravento ruota il busto per sedersi sulle nuove mura e inclinerà lo stick verso il bozzello della randa (prestando attenzione a non portare il peso troppo a poppa).
5 - Soltanto dopo essersi seduto sul nuovo lato sopravento e aver messo in assetto la barca si effettua il cambio di mano (il cambio stick/scotta).
INDICAZIONI PER EFFETTUARE UNA BUONA VIRATA
Prima di virare
1 - navigare di bolina stretta
2 - controlla sopravento che ci sia spazio per virare
3 - controlla raffiche e onde improvvise
LA STRAMBATA TECNICA
Premessa
La strambata è quella manovra che ci consente di cambiare mura nelle andature portanti (traverso/lasco/poppa). Essa in genere si effettua per assecondare scelte tattiche, salti di vento, o strategiche, togliersi dai rifiuti di un avversario o coprirlo. Contrariamente dalla virata c'è sempre pressione sulla vela, per cui bisogna prestare molta attenzione ai movimenti del corpo e del timone. Essi dovranno essere sincronizzati con precisione sopratutto con vento forte. Se la barca è veloce la pressione sulla vela sarà minore, a causa del vento apparente, e la vela risulterà più facile. La strambata presa in esame è quella che si effettua in genere con condizioni di vento medio leggero e con mare piatto o poco formato e nelle andatura di granlasco o poppa.
LA STRAMBATA TECNICA IN SEQUENZA
1- il timoniere comincia dolcemente a poggiare richiamando la scotta, il peso e la vela sopravento.
2 - si prepara il passaggio sotto al boma ruotando il busto verso prua e portando il piede di poppa sopravento e si inizia a passare il peso sul futuro sopravento.
3 - dopo aver accompagnato velocemente la vela il timoniere ruota nuovamente il busto sopravento.
4 - dopo essersi seduti si cambia mano alla barra o allo stick e si cambia mano alla scotta.
Indicazioni per effettuare una buona strambata
1 navigare al massimo della velocità, se possibile in planata
2 controlla che ci sia lo spazio per strambare
3 controlla raffiche ed onde improvvise
BOLINA CON VENTO LEGGERO
Navigare con vento leggero, richiede più impegno di tipo psicologico che di tipo fisico. Infatti il timoniere deve avere la pazienza diriuscire a cogliere tutte le minime variazioni di vento per mantenere la barca in velocità. Quando il vento è molto leggero è anche molto variabile di intensità e di direzione per cui la conduzione risulta più impegnative in quanto il timoniere è costretto a mantenere sempre la massima concentrazione per regolare continuamente la vela e per individuare la zona migliore dove navigare.
Il timoniere si appoggia internamente alla paratia di mezzo, con le spalle libere di muoversi verso poppa, sopra e sottovento.
L’assetto migliore richiede di portare il peso all’interno evitando però di sedersi sul fondo dello scafo per non assumere una posizione troppo statica. Togliendo un giro di bozzello alla scotta di randa si riesce a migliorare la sensibilità sulla regolazione della vela. La deriva deve essere messa in posizione verticale, mentre il boma deve essere abbastanza aperto per permettere alla vela di favorire lo scarico del vento che avendo velocità minima potrebbe scorrere con difficoltà creando una zona di turbolenza e provocando di conseguenza lo stallo.
BOLINA CON VENTO MEDIO (ASSETTO TRASVERSALE)
Con vento medio il timoniere deve mantenere lo scafo orizzontale, per avere il massimo rendimento del piano velico ed evitare che la barca diventi più orziera. La sua posizione deve essere abbastanza centrata e solo con onda di prua si deve arretrare un poco ma senza esagerare per non affondare la poppa. Si consiglia di mantenere il busto fuori nella posizione ottimale muovendolo solo per mantenere la barca in assetto in conseguenza di variazioni del vento e dell’ onda.
CON VENTO MEDIO LA POSIZIONE DEL TIMONIERE DEVE ESSERE ABBASTANZA CENTRATA (ASSETTO LONGITUDINALE)
In bolina la posizione in barca dipende dal peso e dal tipo di onda. Tuttavia dopo aver collocato il peso nella posizione migliore per le condizioni di navigazione si deve mantenere sempre la barca veloce, evitando il beccheggio e l’impatto della prua e delle fiancate con le onde. Il timone deve essere utilizzato il meno possibile perché rallenterebbe la velocità della barca, mentre la scotta può essere cazzata in modo rapido per fermare il beccheggio dello scafo e rimessa a segno subito dopo.
BOLINA CON ONDA E VENTO
In bolina le onde rappresentano un ostacolo per la nostra piccola barca perchè agiscono sull'opera viva e ne rallentano la velocità. Anche porgere il fianco alle onde è negativo specialmente se le onde sono alte e frangenti, per cui si consiglia al timoniere di affrontare in modo adeguato ogni onda cercando di superarla mantenendo la barca in assetto. Se ci sono condizioni di vento medio-leggero e onda dovremo evitare di far battere la prua con l'onda bilanciando le spalle verso poppa e riportandole nella posizione normale nel momento successivo. Il segreto per superare le onde sta nel mantenere la barca con la massima velocità evitando lo sbandamento sottovento dello scafo perché questo favorisce lo scarroccio e fa diventare la barca troppo orziera.Se il vento é molto forte si può alzare un poco di deriva
Se lo scafo entra in contatto con l'onda con una buona velocità, possiamo tentare di superarla senza modificare la rotta poggiandosolo dopo averla superata, per riprendere accelerazione. Si deve anticipare l’arrivo di una raffica facendosi trovare con il proprio peso in posizione di bilanciamento.
Navigare in bolina sul lago rappresenta rispetto al mare alcune significative differenze dovute al fatto che le onde sono corte e costanti. Questo rende inutile lavorare eccessivamente con il timone, mentre invece diventa importante lavorare con il busto all'esterno dello scafo per raddrizzarlo in caso di raffica e per evitare che l’impatto delle onde con la prua tenda a farci poggiare rallentando la nostra andatura. Comunque in linea generale le onde vanno sempre superate in velocità, altrimenti la barca si ferma e questa velocità deve essere ricercata in modo continuato e coordinato, sia attraverso il lavoro con la scotta che con il lavoro del corpo.
IL BECCHEGGIO
Il beccheggio provocato dalle onde produce un rallentamento della barca in quanto una parte di energia viene perduta nei movimenti verticali dell’imbarcazione. Il timoniere deve impedire questi movimenti cercando di bilanciare con il busto la tendenza dello scafo ad alzare ed abbassare la prua, anticipando l’impatto con l’onda e cercando di mantenere lo scafo più orizzontale possibile dopo averla superata.
Fase 1- Prima di impattare l’onda il timoniere arretra con il busto.
Fase 2- In fase di superamento dell’onda il timoniere riporta il busto in posizione verticale.
Fase 3- In fase di discesa dall’onda il timoniere arretra nuovamente con il busto per evitare di impattare lo specchio di prua con l’acqua.
TOGLIERE L’ACQUA
In bolina con vento e onda la barca tende a riempirsi di acqua, per cui diventa fondamentale saper sgottare. Questa operazione deve essere fatta senza perdere velocità e prua, per cui e’ necessario allenarsi fino ad automatizzare la tecnica. I bravi regalanti hanno due sassole, una per ogni mura, in modo da poter togliere acqua senza correre il rischio di incrociare le cimette di sicurezza con le manovre di bordo.
La tecnica di svuotamento con la sassola consiste nel mettere la scotta nella mano del timone e dopo aver portato lo scafo sopravento di sgottare il più rapidamente possibile senza perdere l’assetto. Per aiutare la barca a restare piatta o inclinata sopravento si può orzare leggermente. In caso di vento a raffiche si deve sgottare nel momento di minor vento. Con vento forte, può essere utile per un timoniere leggero, alzare un poco di deriva per ridurre la pressione dell’acqua sull’opera viva e quindi per faticare meno a mantenere la barca in assetto. Infine se abbiamo una bolina con onda in prua o onda di fianco consiglio di togliere l’acqua quando l’onda e’ di fianco in quanto sarà più facile portare lo scafo sopravento.
IL TRAVERSO E LE ANDATURE PORTANTI
IL TRAVERSO
Si chiama traverso quando l'angolo di incidenza della direzione del vento sull'asse longitudinale dello scafo è 90°. In questa andatura la barca sviluppa una notevole velocità in quanto, con l'apertura della vela, la risultante generata dalla spinta del vento fa diminuire la forza laterale di scarroccio a favore dell'avanzamento. La deriva deve essere sollevata quanto basta ad equilibrare la conduzione ed evitare che la barca straorzi, mentre una perfetta regolazione della vela assicura il massimo rendimento aereodinamico del profilo alare.
IL LASCO
Al lasco e in poppa il timoniere deve utilizzare tutta la propria abilità per sfruttare al massimo l'energia del vento e delle onde cercando di portare lo scafo in planata, e aumentandone perciò la velocità. Con i nuovi percorsi di gara le andature portanti hanno assunto un'importanza strategica notevole e uno dei principali obiettivi dell'allenamento è il miglioramento della tecnica e conseguentemente della tattica in questi lati.
E' detta andatura portante quando l'angolo di incidenza della direzione del vento sull'asse longitudinale dello scafo è maggiore di 90°
REGOLARE SEMPRE LA DERIVA
La deriva deve essere alzata e regolata in base all'angolo di navigazione. Il corpo, che viene leggermente ruotato verso prua, permette due movimenti essenziali, in avanti internamente e indietro all'esterno. Con onda la posizione del corpo può scorrere in avanti per aiutare lo scafo a partire in planata e indietro per aiutare lo scafo a mantenere la prua fuori dall' onda durante la planata stessa. La scotta deve essere impugnata più in basso possibile e regolata continuamente, con movimenti corti e veloci, per adattare la vela alle variazioni del vento apparente.
Nelle andature portanti il corpo viene ruotato verso prua per permettere due movimenti essenziali, in avanti internamente e indietro all'esterno.
NAVIGARE AL LASCO
In questa andatura la forza propulsiva che agisce sulla vela è molto grande e la barca acquista una buona velocità. Rispetto alla poppa, il lasco è un'andatura più sicura e la rotta assai più stabile specialmente con vento forte. Al lasco, la deriva deve essere alzata e regolata più volte in base all'angolo di navigazione. Un ulteriore consiglio riguarda il timone, che serve a stabilizzare la barca e a mantenerla in rotta. Molti timonieri, quando le condizioni lo consentono, preferiscono impugnare direttamente la barra, sia per evitare il gioco della prolunga, che per mantenere l’ assetto delle spalle verso poppa.
Per ottenere il massimo risultato in termini di velocità, il timoniere deve stabilire un rapporto di equilibrio continuo tra lo scafo le onde e il vento, muovendosi in rispetto del regolamento, e aiutando continuamente la barca a restare in assetto. Con vento medio leggero lo scafo deve essere inclinato sopravvento, mentre con vento forte deve essere mantenuto orizzontale per evitare che abbia tendenza a straorzare.
Impugnando direttamente la barra del timone il busto ruota verso prua e le spalle vanno indietro.Sotto raffica la barca tende a straorzare, per cui il timoniere deve stabilizzare lo scafo lascando un po' di vela e poggiando.
Lo scafo deve essere inclinato per alzare lo spigolo sottovento e per centrare meglio l'imbarcazione. Il lavoro sul timone deve essere minimo. In fase di planata lo scafo deve essere mantenuto orizzontale.
IL POMPAGGIO
Per fare in modo che il pompaggio sia efficace si deve afferrare la scotta e cazzarla portando contemporaneamente il busto fuori verso poppa per compensare lo sbandamento che sarebbe provocato dal tiro di scotta. In questo modo l’albero rimarrà fermo e non sarà infranto il regolamento che impedisce al timoniere di far rollare lo scafo.
Il timoniere aiuta la barca a planare, portando le spalle fuori verso poppa e cazzando la scotta.
N.B. La regola n. 42.2.a vieta ripetuti sventagliamenti della vela sia mediante ripetute cazzate e allascate della vela che mediante ripetuti movimenti del corpo.
La reg. n. 42.3 b stabilisce le eccezioni. Tranne quando si è di bolina ed è possibile il surfing o la planata l'equipaggio può cazzare la scotta allo scopo di dare inizio al surfing o alla planata ma soltanto una volta ogni onda o raffica di vento.
LA PLANATA
Per planata si intende il passaggio dello scafo da un equilibrio idrostatico ad uno idrodinamico e si ottiene utilizzando la spinta delle onde e delle raffiche di vento. Con vento forte, quando arriva la raffica il timoniere deve anticiparla poggiando per evitare di straorzare e portando il peso fuori. Durante la planata si cerca di mantenere l’assetto di barca piatta, ricordando che all’aumentare della velocità dello scafo, il vento apparente ruota verso prua mentre al diminuire della velocità il vento apparente ruota verso poppa, per questo dovremo lavorare sempre la scotta rilasciandola al termine della raffica e cazzandola per ripartire. Anche la rotta deve seguire le raffiche per cui dopo aver poggiato sotto raffica dovremo orzare al termine della planata per riprendere velocità e rotta. Durante la planata si cerca di mantenere l’assetto di barca orizzontale. Con onda formata si può aiutare lo scafo a fare surfing scorrendo con il peso verso prua e ricordando che il surfing provocherà un aumento tale di velocità, che la vela verrà a trovarsi senza vento per cui dovremo anticipare questa mancanza di vento rientrando un poco dentro per non tirarci la barca addosso. Nel rispetto del regolamento, il movimento del busto in avantiaiuterà la barca a partire in planata e a mantenersi sull’onda mentre per evitare che la prua entri nell’onda il peso dovrà tornare verso poppa. La deriva troppo bassa impedisce allo scafo di planare e favorisce l’ingavonamento (ingresso della prua in acqua) in quanto la spinta della deriva sulla cassa provoca un momento di rotazione che tende a portare la prua in basso
PLANARE SULLE ONDE
La tecnica di planare sulle onde deve essere acquisita mediante ore e ore di allenamento.
Per riuscire ad utilizzare a proprio vantaggio l’energia delle onde, si deve imparare a mantener la barca in assetto per tutto il tempo della planata ricordando che il surfing provocherà un aumento tale di velocità, che la vela verrà a trovarsi senza vento, per cui dovremo anticipare questa mancanza di vento rientrando un poco dentro per non tirarci la barca addosso. Nel rispetto del regolamento, il movimento del busto, prima verso poppa poi in avanti, aiuterà la barca a partire in planata e a mantenersi sull’onda mentre per evitare che la prua entri nell’onda il peso dovrà tornare indietro. Per fare questo e’ molto utile controllare lo spigolo sopravento dello specchio di prua, perchè dalla sua immersione potremo capire in quale fase ci stiamo trovando. Come regola generale la barca deve essere mantenuta in assetto longitudinale piatta o leggermente inclinata verso prua, soprattutto nella fase discendente, mentre come assetto laterale sarà piatta quanto più possibile in fase di planata, e inclinata sopravento quando inizieremo a poggiare in discesa dall'onda. Solo con onde alte e frangenti, in fase di planata, si deve stare con il peso centralo per avere maggior stabilità.
NAVIGARE IN POPPA
L’andatura in poppa richiede molto esercizio perchè si deve alzare al massimo la deriva, inclinare lo scafo sopravento e navigare sullo spigolo per avere meno superficie immersa. In poppa lo scafo naviga sullo spigolo sopravento e la deriva fuori.Il nostro corpo si trova sopravento per mantenere l'assetto, pronto a compensare il rollio dell'imbarcazione con movimenti fuori e dentro il bordo. La vela deve essere regolata rilasciando la scotta fino ad avere il boma a 90° con l'asse longitudinale della barca. In questo momento la barca tende a divenire instabile e un’ulteriore apertura del boma inizia a spingere sopravento l’albero facendoci rischiare la scuffia. Con vento leggero il boma può essere aperto di più sia per favorire lo scarico del vento, che per impedire che il boma ritorni nel centro della barca. Con vento forte è opportuno tenerlo sotto 90° per non avere problemi di equilibrio e quindi per stabilizzare meglio lo scafo.
Un timoniere più leggero può stare più arretrato di uno pesante, che invece deve stare seduto in avanti muovendo il busto indietro alla ricerca dell’assetto.
Se in bolina è importante stringere il vento per avere il miglior angolo di penetrazione, in poppa è necessario poggiare più degli altri per arrivare in boa facendo meno strada possibile.Quando si naviga, normalmente, il vento entra dall’albero ed esce dalla balumina. Al contrario navigando in strapoggia il vento entra dalla balumina ed esce dall’albero. In questo caso il vang deve essere con minor tensione per permettere alla parte alta della vela di aprirsi e scaricare l'aria. Le due forze risultanti nella parte bassa e in quella alta generano un effetto laterale opposto equilibrandosi. Alcuni timonieri riescono con un buon allenamento ad andare in strapoggia e questo, in condizioni di vento medio forte, risulta particolarmente vantaggioso, perchè è in questa situazione che molti velisti per mancanza di tecnica, tendono ad orzare di più. Per navigare in strapoggia è necessario avere il vang leggermente allentato e il boma meno aperto del normale. In questo modo, lo svergolamento provocato dall'azione del vento sulla vela offrirà un angolo di incidenza diverso alle varie altezze. Questo assetto rende la barca meno stabile e, specialmente con vento medio forte, necessità di molta concentrazione per evitare il rovesciamento sopravento della barca. La parte bassa della vela apparirà chiusa rispetto al vento, mentre la parte alta andrà oltre la perpendicolare, permettendo al timoniere di poggiare più degli altri utilizzando la portanza generata nella parte alta del profilo. Questa tecnica rende più difficile la conduzione in quanto il rollio della barca tende ad aumentare a causa dell'instabilità del profilo velico. Quindi il timoniere deve stare molto attento a mantenere la barca in assetto e a non mandare in stallo la vela, per cui appena la poggiata finisce dovrà aprire la scotta raddrizzare lo scafo e orzare per riprendere velocità. Tuttavia la spinta delle onde sullo specchio di poppa e la percorrenza di un tragitto più breve lo ripagheranno del maggior lavoro. N.B. Poiché, navigando in strapoggia, la barca diventa meno stabile. Il rollio accentuato dalla necessità di inclinare lo scafo sopravento per poggiare e sottovento per orzare può infrangere la regola 42, specialmente se ciò avviene ripetutamente e in condizioni di non onda.
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